Belen: il toccante monologo contro le discriminazioni

Ospite della seconda puntata di Michelle Impossible, Belen Rodriguez ha fatto un monologo davvero straziante. Le due donne, Hunziker e Rodriguez, si sono scambiati i diari della loro infanzia. Entrambe hanno parlato delle difficoltà incontrate in quanto bambini emigrate.

Belen-Rodriguez-Foto-da-video-13

Una puntata veramente emozionante quella di ieri di Michelle Impossible. Durante questa puntata le due conduttrici, Belén Rodríguez, qui in veste di ospite, e la svizzera Michelle Hunziker, si sono scambiate i loro diari segreti dell’infanzia. Hanno quindi raccontato le difficoltà incontrate da bambine quando sono emigrate. Ha cominciato Michelle, raccontando:

Non ho amici e non conosco la lingua, i compagni di classe mi picchiano e mi prendono in giro, mi chiamano spaghetti frasser, vuol dire terrona, in svizzero, ero la terrona degli svizzeri.

Anche il monologo di Belen è toccante. La conduttrice di Buenos Aires, racconta il disagio vissuto per via del suo corpo a 12 anni:

Devo andare a scuola, mi sento a disagio, tutti mi guardano, sono diversa dalle altre. Metterò dei cerotti sui capezzoli, per evitare che i miei compagni di classe mi diano fastidio. Poi mi sono vendicata, le ho liberate.

Poi Belen legge una pagina nella quale, a 19 anni, racconta che per uscire doveva mentire al padre, senza dirgli davvero con chi stava e dove andava, e che una volta venne scoperta e messa in punizione.

Belén Rodríguez e Michelle Hunziker: i segreti della loro infanzia

belen

Poi Belen parla di un tema molto delicato, ovvero quell‘integrazione degli stranieri e del lavoro in nero, di cui non si parla mai abbastanza:

Sono ormai tre anni che vivo in Italia e lavoro, vorrei aprire un conto corrente, avere un contratto d’affitto, pagare le tasse, ma non posso, perché sono clandestina e mi pagano solo in nero.

Anche Michelle Hunziker tocca lo stesso tema. Michelle e Belen condividono infatti l’esperienza dell’emigrazione, del quale non hanno sempre parlato volentieri, ma che ieri hanno raccontato con grande drammaticità e trasporto, senza nascondere il dolore delle ferite del passato:

Sono appena arrivata in Italia, non ho i documenti per restare qui, non riconoscono il mio diploma, per rimanere devo ricominciare le superiori, ho 17 anni e i miei compagni di classe ne hanno 13.