Belen: il toccante monologo contro le discriminazioni
Ospite della seconda puntata di Michelle Impossible, Belen Rodriguez ha fatto un monologo davvero straziante. Le due donne, Hunziker e Rodriguez, si sono scambiati i diari della loro infanzia. Entrambe hanno parlato delle difficoltà incontrate in quanto bambini emigrate.
Una puntata veramente emozionante quella di ieri di Michelle Impossible. Durante questa puntata le due conduttrici, Belén Rodríguez, qui in veste di ospite, e la svizzera Michelle Hunziker, si sono scambiate i loro diari segreti dell’infanzia. Hanno quindi raccontato le difficoltà incontrate da bambine quando sono emigrate. Ha cominciato Michelle, raccontando:
Non ho amici e non conosco la lingua, i compagni di classe mi picchiano e mi prendono in giro, mi chiamano spaghetti frasser, vuol dire terrona, in svizzero, ero la terrona degli svizzeri.
Anche il monologo di Belen è toccante. La conduttrice di Buenos Aires, racconta il disagio vissuto per via del suo corpo a 12 anni:
Devo andare a scuola, mi sento a disagio, tutti mi guardano, sono diversa dalle altre. Metterò dei cerotti sui capezzoli, per evitare che i miei compagni di classe mi diano fastidio. Poi mi sono vendicata, le ho liberate.
Poi Belen legge una pagina nella quale, a 19 anni, racconta che per uscire doveva mentire al padre, senza dirgli davvero con chi stava e dove andava, e che una volta venne scoperta e messa in punizione.
Belén Rodríguez e Michelle Hunziker: i segreti della loro infanzia
Poi Belen parla di un tema molto delicato, ovvero quell‘integrazione degli stranieri e del lavoro in nero, di cui non si parla mai abbastanza:
Sono ormai tre anni che vivo in Italia e lavoro, vorrei aprire un conto corrente, avere un contratto d’affitto, pagare le tasse, ma non posso, perché sono clandestina e mi pagano solo in nero.
Anche Michelle Hunziker tocca lo stesso tema. Michelle e Belen condividono infatti l’esperienza dell’emigrazione, del quale non hanno sempre parlato volentieri, ma che ieri hanno raccontato con grande drammaticità e trasporto, senza nascondere il dolore delle ferite del passato:
Sono appena arrivata in Italia, non ho i documenti per restare qui, non riconoscono il mio diploma, per rimanere devo ricominciare le superiori, ho 17 anni e i miei compagni di classe ne hanno 13.